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E i Moglia non se ne dovettero pentire. Ma chi dava tanta forza a quel ragazzo che nella quotidiana fatica dei campi teneva testa ai vigorosi giovanotti e alle espertissime persone anziane? I nuovi padroni se ne renderanno conto a poco a poco: c'era un sogno verso il quale egli orientava tutte le sue forze.
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Alla sera, affamato e scoraggiato, arrivò alla cascina Moglia, nella borgata omonima. Era l'ultimo posto che gli aveva suggerito mamma Margherita (cf MB 1, 191). Anche qui la prima risposta fu un rifiuto. Cosa avrebbe potuto fare nella cascina quel ragazzo poco più che dodicenne? Ma Giovanni, deciso a spuntarla, piangendo si mise a raccogliere i vimini insieme ai padroni. Il buon cuore di Dorotea, la moglie del padrone, la vinse sui calcoli economici. Fu accettato, in prova. Avrebbe badato agli animali della stalla (cf MB 1, 192s).
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Ma ben presto la situazione divenne di nuovo insostenibile, e nel febbraio 1828, con un involtino sotto il braccio e la benedizione della mamma, Giovanni si mise di nuovo in cammino, in cerca di lavoro, pane e tranquillità. Questa immagine di aridità e freddo dà un'idea dell'ambiente e del clima che accolse il ragazzo. Provò a Moriondo. Molti lo commiserarono, ma nessuno lo volle accettare. Bussò a diverse cascine che costellavano le terre attorno a Moncucco, ma non ebbe sorte migliore...
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Attorno al 1820-1830 ci fu una gravissima crisi economica in tutto l'Astigiano. Le ristrettezze acuivano di più l'opposizione di Antonio a che Giovanni studiasse (ci MB 1, 96; 180; 184; 188...). Per amor di pace mamma Margherita, nell'autunno del 1827, mandò Giovanni a Serra di Buttigliera, presso suoi conoscenti alla cascina Campora (cf MB 1,192). Ma la sua presenza, più che essere di utilità, creava disagio tra il personale della cascina, poiché il lavoro e il pane scarseggiavano anche per loro. Così Giovanni se ne tornò dalla mamma dopo breve permanenza (cf MB 1, 192).
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Diamo ancora uno sguardo d'insieme all'umile casetta dei Bosco. Ci dà una chiara idea della povertà e semplicità in cui si temprò alla vita colui che avrebbe costruito grandi chiese e tanti centri di studio per la formazione umana e cristiana della gioventù.
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Luogo preferito per i suoi intrattenimenti, oltre le aie e i prati, era il fienile della casa paterna. Vi si accedeva dall'esterno con una scala a pioli, e vi si conservavano il fieno, la paglia e le foglie per gli animali. Qui Giovanni si esercitava segretamente nei giochi acrobatici che aveva appreso dai saltimbanchi nelle fiere e che eseguiva davanti ai coetanei, d'inverno nella stalla, d'estate nel prato (cf MB 1, 104-106; 141).
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Quasi inconsciamente, anticipando la realizzazione della missione affidatagli dal cielo, Giovanni cominciò ben presto a calamitare attorno a sé piccoli e grandi, intrattenendoli con racconti avvincenti, ripetizione di prediche e momenti di preghiera. Uno dei luoghi preferiti per questi incontri, soprattutto nelle lunghe serate invernali, era la stalla: sia quella di casa sua, sia quella di altre cascine della zona. L'intraprendente ragazzo incantava l'uditorio col suo parlare e il fascino del suo sguardo limpido. Molti si domandavano che cosa sarebbe diventato quel giovane (cf MB 1, 137s).
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Questo sogno, come lo raccontò Giovannino il mattino seguente, è stato dipinto dal pittore Pietro Favaro: Giovannino sogna nella sua stanzetta; sopra la sua testa un gruppo di ragazzi che rissano e schiamazzano; accanto al letto un Signore maestoso: più in basso una misteriosa Signora tiene Giovannino per mano, circondata da mansueti agnelli, mentre alle loro spalle ringhiano belve feroci. Il quadro si trova nella chiesa dell'Istituto Salesiano di Alassio. Più tardi questo sogno si ripetè con altri particolari (cf MB 1, 126s; 305).
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Adiacente alla camera da letto di mamma Margherita, in quest'altra stanza con pavimento e soffitto di calcestruzzo, dormivano i tre fratelli: Antonio, Giuseppe e Giovanni. Un locale molto piccolo che misura m 4 per 2,20; l'altezza del soffitto varia da m 2 a 1,40, presso l'unica f'enestiella di cm 50 per cm 61. Qui Giovanni, all'età di circa nove anni, fece il famoso sogno, nel quale intravide la sua vocazione e futura missione (MB 1, 123-126). Per questo la stanza è chiamata la cameretta del sogno.
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In questa stanza dormivano mamma Margherita e la suocera semiparalizzata, che lei assisteva con amore e delicatezza di figlia (cf MB 1,171). Una stanza povera e disadorna. Unica caratteristica: un caminetto e il soffitto a pannelli di gesso, sorretto da robuste travi.
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Quante volte al paiolo appeso al fuoco mancava la pasta o la carne da mettere a cuocere. Spesso un pugno di legumi o di farina di granoturco o di miglio presi a prestito o una manciata di verdura colta nell'orticello o strappata nel prato, costituivano il pranzo e la cena della giornata. Accanto a questo focolare sferruzzava e rammendava i logori panni mamma Margherita quando era libera dagli impegni e dal lavoro dei campi, mentre Giovanni leggicchiava. D'inverno, al termine della giornata, tutti i membri della famiglia vi si radunavano per conversare, ma soprattutto per le preghiere e la recita del Rosario (cf MB 1, 46).
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In questa cucina, arredata in una ricostruzione verosimile con oggetti tipici di ogni casa agricola del tempo, si riuniva la famigliola di mamma Margherita. Queste pareti furono mute spettatrici di una povertà talvolta drammatica (cf MB 1,37-39), di una costante educazione alla fede e di una profonda religiosità (cf MB 1, 46; 57; 59), di ospitalità generosa (cf MB 1, 150-154), e più tardi di aspri dissidi originati dalla opposizione di Antonio agli studi di Giovanni (cf MB 1, 96; 180; 184; 188; 191; 215).
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Erano finalmente in casa propria, contenti del loro poco. La terra che possedevano era insufficiente a fornire il necessario per vivere; ma avevano tanta fede, laboriosità e parsimonia, che riuscivano anche ad aiutare quelli più poveri di loro. Si può immaginare quanto abbia dovuto soffrire e faticare mamma Margherita, tra mille difficoltà e priva dell'aiuto del marito. Ma seppe tirare avanti con coraggio e fiducia nella Provvidenza. Alla sua scuola i figli si formarono alla laboriosità, all'onestà, all'obbedienza, e al santo timor di Dio.
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Così si presentava la nuova casa. Al pian terreno: portico, stalla e cucina, e adiacente una tettoia a uso ripostiglio dall'alto in basso. Al piano superiore, a cui si accedeva mediante una scala di legno addossata alla parete, come si vede ancora oggi: la stanza di mamma Margherita e della suocera; accanto, la camera dove dormivano i tre figli, oggi chiamata camera del sogno. La casa misurava in tutto 12 metri di lunghezza, 4,25 di altezza e circa 3 di larghezza. In essa si trasferì mamma Margherita il 13 novembre 1817 con il figliastro Antonio, con i figli Giuseppe di anni 10 e Giovanni di due anni, e con la suocera semiparalizzata.
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Tre mesi prima di morire, con atto notarile dell'8 febbraio 1817, Francesco Bosco aveva comperato da Francesco Graglia un fabbricato distante 150 metri dalla cascina Biglione. Questa casa era situata in cantone Cavallo, ed era composta di erotta e stalla a canto, fenera superiore dall'alto in basso, coperta a coppi, in cattivo stato con sito a grano avanti. Morto il marito mamma Margherita continuò ad abitare con la famiglia nella cascina Biglione fino a metà novembre. In quei pochi mesi essa preparò l'abitazione nel modesto edificio acquistato. Dal fienile furono ricavate due stanzette per sistemarvi la famigliuola.
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I Bosco, oriundi di Chieri, emigrarono prima a Castelnuovo, poi si stabilirono nella zona dei Becchi come mezzadri nella cascina dei conti Biglione di Chieri. Vi lavorarono per oltre 24 anni, dal 1793 al 1817. Vi chiusero la loro esistenza Filippo Antonio e suo figlio Francesco, padre di Don Bosco, colpito da polmonite a soli 34 anni. Giovannino aveva allora due anni. Nel testamento di Francesco, recentemente scoperto, è detto chiaramente che egli e tutta la sua famiglia dimoravano ancora in casa Biglione. La cascina Biglione, fu demolita per l'erezione del tempio in onore di san Giovanni Bosco, prima che si sapesse di questa sua importanza.
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Caprìglio fu uno dei primi piccoli centri abitati ad avere una scuola elementare. Il responsabile dell'insegnamento era il sacerdote-maestro Don Lacqua. Giovanni Bosco frequentò questa scuola nei due inverni 1824 e 1825. Il buon maestro Don Lacqua non solo gl'insegnò i primi elementi della scrittura, della lettura e dell'aritmetica, ma prese anche a cuore la sua educazione cristiana (cf MB 1, 98-99).
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A un chilometro circa dalla casa degli Occhiena sorge la chiesa parrocchiale di Capriglio. Margherita, che vi fu battezzata il giorno stesso in cui nacque {ci MB 1,15-16), la frequentò assiduamente per tutto il tempo che rimase al paese (cf MB 1, 13-14), e vi celebrò il matrimonio con Francesco Bosco il 6 giugno 1812 (cf MB 1, 28).
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Contro le due pareti di questo seminterrato che serviva da cantina erano addossati i principali contenitori in uso a quel tempo: botte, mastello, tinozza, damigiane di varie dimensioni. Lungo la parete di sinistra una bigoncia, usata per la raccolta e la pigiatura dell'uva. Appesi al muro, o collocati in piccole nicchie, altri contenitori o strumenti. La cantina serviva anche da deposito per alcuni generi di provviste.
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Un curioso episodio dice la sicurezza e la saldezza di nervi di Giovanni. Avvenne nell'autunno del 1820 a Capriglio, dove Giovanni si era recato per la vendemmia presso i nonni. In attesa della cena, qualcuno raccontò che nei tempi passati in solaio si erano uditi rumori strani che soltanto il demonio poteva procurare. Giovanni si dimostrava notevolmente incredulo. Ma, ad un tratto, proprio dal solaio sopra la stanza dove si trovavano, provenne un colpo improvviso, come un tonfo, seguito da uno strano rumore sordo e lento, come di uno che trascinava delle pesanti catene. Tutti tacquero allibiti. Giovanni ruppe quel pesante silenzio: — Andiamo a vedere —, disse risoluto. — Ma sei matto? Aspettiamo domani... Ma Giovanni prese decisamente la lucerna e si avviò per la scaletta interna verso il solaio. Gli altri gli tenevano dietro armati di bastoni, pronti a scappare al primo segnale di perìcolo. Il ragazzo sale l'ultimo gradino e spalanca la porta della soffitta illuminandola con la lucerna: nessuno, assolutamente nessuno. Guardano anche gli altri, un po' rassicurati. Ma in quel momento un grido e una fuga precipitosa: qualcosa si muoveva laggiù per terra, in fondo al solaio. Era un vaglio che avanzava lentamente e in modo irregolare. Giovanni avanzò qualche passo, il vaglio si fermò. Nonostante le proteste spaventate di quelli che guardavano da lontano, prese risolutamente il vaglio e lo sollevò. Fu uno scoppio di risate: comparve una grossa gallina, che era andata a beccare i granelli di granoturco rimasti tra i vimini del vaglio e questo le si era rovesciato addosso facendola prigioniera. Quella sera stessa lo spirito folletto finì in pentola offrendo un'ottima cena.
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Così è probabile che fosse arredata la camera da letto di casa Occhiena: un letto matrimoniale di legno con pagliericcio riempito di foglie di granoturco, lenzuola di tela ruvida e un copriletto; il comodino con sopra una lampada ad olio o una candela; il comò con più cassetti per riporvi la biancheria.
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Questa cucina è ricostruita come poteva essere allora. Nel caminetto il paiolo di rame sul fuoco acceso. A destra, la grossa madia nella quale s'impastava la farina e si conservava il pane. Sulla madia, diversi utensili da cucina. Alla parete un mobile-credenza per conservare le stoviglie. Il pavimento era a mattonelle quadrate di argilla cotta.
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L'acqua per il fabbisogno quotidiano e per abbeverare le bestie veniva attinta da questo pozzo, che si trova nel cortile della casa. Da notare il caratteristico arganetto sostenuto da un tronco d'albero e azionato a mano, con una manovella di ferro. La robusta corda, collegata ad una catena, sosteneva il secchio usato per attingere l'acqua.
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Una casa di contadini, ricca di anni, di povertà e di tanta fede. Oggi completamente ristrutturata, conserva una lapide che ricorda come sua gloria la nascita di Margherita, figlia di Melchiorre Occhiena e di Domenica Bossone. Margherita, la sestogenita, visse nella casa paterna fino al giorno del suo matrimonio con Francesco Bosco (cf MB 1, 30).
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La nostra storia comincia a Capriglio, un piccolo paese suddiviso in diverse frazioni disseminate tra il folto verde dell'Astigiano. Qui, il primo aprile 1788, nacque Margherita Oc-chiena, la madre di Don Bosco (cf MB 1, 13-14).
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Ed ecco un tipico cascinale dell'Astigiano che conserva tutte le caratteristiche dei tanti che esistevano ai tempi di Don Bosco: il tetto di tegole rosse, il ballatoio sul quale spesso si arrampicava la vite e che comunicava con le camere da letto e il granaio. Al pianterreno, la stalla, il forno e la cucina. All'esterno, nel cortile o nella campagna attigua, il pozzo.
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L'Astigiano occupa il cuore del Piemonte. È caratterizzato da colline rìdenti di vigneti pulsanti di attività serena, e costellato da piccoli paesi e gruppi di cascine. Eccovi una tipica veduta. Al centro sta Castelnuovo d'Asti, ribattezzato Castelnuovo Don Bosco, in onore del suo cittadino più illustre.
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Questo è il Piemonte, una delle regioni d'Italia più ricche, belle e varie. La sua storia religiosa di questi ultimi cent'anni è indissolubilmente legata alla personalità e all'opera di Giovanni Bosco, uno dei suoi figli migliori. La nostra narrazione documentaria comincerà da modesti centri abitati come Capriglio, i Becchi, Castelnuovo, Moncucco: gruppi di cascine e minuscoli villaggi che ingemmano le colline dell'Astigiano. Luoghi cari e familiari ai milioni di persone che trovano in san Giovanni Bosco l'ideale che li affascina.
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Dai Becchi a Valdocco Le origini
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Don Bosco e il suo ambiente: Titolo
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Mario Caffaro Rore - Don Bosco per don Caviglia - 1940 - Olio su legno cm 32 x 46 - Roma, Casa Generalizia dei Salesiani, ufficio dell'Economo Generale - Derivato dalle fotografie del Luzzati e indicazioni di don Alberto Caviglia.
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Angelo Enrie - Don Bosco consigliere - 1928 - Olio su tela cm 73 x 98 - Torino, Casa Madre Opere don Bosco -«Camerette» - Derivato dalle fotografie n - 21, 22, 23 dello Schemboche.
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Paolo Gaidano - Don Bosco del Gaidano - 1889 - Olio su tela cm 60 x 94 - Torino, Casa Madre Opere don Bosco -«Camerette» - Derivato dalle tre fotografie del Luzzati.
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Giuseppe Rollini - Don Bosco del Rollini - 1888 - Olio su tela cm - 85 x 119 - Torino, Casa Madre Opere don Bosco - «Camerette» - Derivato dalla fotografia n - 31 di G - Luzzati.
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Giuseppe Rollini - Don Bosco davanti all’Ausiliatrice - 1880 - Olio su tela cm 150 x 197 - Torino, Casa Madre Opere don Bosco -«Camerette» - Derivato dalla fotografia n - 20 di G - Sartori.
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Anonimo - Don Bosco dopo la malattia di Varazze - 1871 - Olio su cartone cm 40 x 54 - Varazze (SV), Casa Salesiana di cura e riposo - A tergo reca incollato un biglietto con la scritta originale: «Don Bosco Giovanni - Anno 1871 - in memoria della sua g
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Mario Caffaro Rore - Don Bosco patrono degli editori cattolici - 1941 - Olio su fibra di legno cm 65 x 84 - Torino - Leumann, Editrice L.D.C - Derivato dalla fotografia n - 21 di M - Schemboche.
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Enrico Benzoni - Don Bosco di S - Benigno - 1886 - Olio su tela cm 44 x 59, ovale - S - Benigno Canavese (TO), Istituto Salesiano - Derivato dalla fotografia n - 18 di G - Sartori.
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GIUSEPPE FERAZZINO Giovanni Bosco a Chieri con Debernardi - Bertinetti - Originale, all'albumina (cloruro d'argento) montata su cartoncino bianco, cm 16,5 x 11 impreziosito da elegante filetto ad inchiostro rosso lungo il perimetro del cartoncino. Sullo spazio bianco, lasciato libero alla destra della foto, si legge la scritta a stampa, in caratteri rossi: Ritratto Gabinetto. Le due parole sono separate fra loro dal disegno di una tavolozza di pittore con pennelli, allusione alla qualifica di pittore-artista che si attribuivano i fotografi. Di mano anonima la scritta a matita “Don Bosco”, che, correttamente, si è voluto conservare.
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CARLO FELICE DEASTI - La salma di don Bosco nella Chiesa di S - Francesco di Sales - Torino 1 febbraio 1888 - Originale, stampa al bromuro d’argento, cm 26,5 x 34,5, montata su cartoncino bianco, cm 42 x 48 su cui, in basso, a stampa, si legge «La sa
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CARLO FELICE DEASTI - La salma di Don Bosco nella galleria attigua alla camera - Torino 31 gennaio 1888 - Originale, stampa al bromuro d’argento, cm 9,7 x 14, montata su cartoncino portaritratto giallo paglierino, cm 11 x 16,5, orlato in oro con la scrit
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CARLO FELICE DEASTI. - Don Bosco sul letto di morte (primo piano). - Torino 31 gennaio 1888. - Originale, stampa al bromuro d’argento, cm 9,8 x 14, recante sul fondo le scritte a secco «Riproduzione vietata» a sinistra e «Diritto di proprietà» sulla destra, montata su cartoncino portaritratto giallo paglierino, cm 11 x 16,5, filettato in oro con la scritta sul fondo «C. Deasti - Torino» e smussato sull’angolo in basso a destra. Sul retro, color avana, reca in stampa oro la scritta pubblicitaria del Deasti e sul fondo al centro il timbro «Magazzino Somministranze Salesiane - Direzione Torino» coperto dal timbro «Negativo» e più a destra dal N. 707 - 25 L. - Roma, ASC.
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CARLO FELICE DEASTI. - Don Bosco sul letto di morte (posa B). - Torino 31 gennaio 1888. - Originale, stampa al bromuro d’argento, cm 10 x 14, montata su cartoncino portaritratto giallo chiaro, cm 11 x 16,5, filettato in oro e recante in basso la scritta «C. Deasti - Torino» - Sul retro, color avana, reca in stampa oro la scritta pubblicitaria del Deasti e sul fondo al centro il timbro «Direzione Magazzino Somministranze Salesiane - Via Cottolengo 32 - Torino».
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CARLO FELICE DEASTI. - Don Bosco sul letto di morte (posa A). - Torino 31 gennaio 1888. - Riproduzione da originale, stampa al bromuro d’argento, cm 10 x 14, montata su cartoncino portaritratto, cm 11 x 16,5, recante sul fondo la scritta «Bruner - Trento via Grazioli» e sul retro la pubblicità del fotografo. - Roma, ASC.
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CARLO FELICE DEASTI - Ultima fotografia di Don Bosco vivente - Torino 1887 - Originale, stampa al bromuro d’argento, cm 10,3 x 14,3, montata su cartoncino portaritratto, cm 11 x 16,5 grigio davanti con la scritta in rosso a stampa «C - Deasti - Via Gari
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CARLO FELICE DEASTI. - Don Bosco con la XII spedizione missionaria. - Torino 1887. - Originale, stampa al bromuro d’argento, cm 25 x 19 montata su cartoncino avana, cm 29 x 21, recante in basso, al centro, il marchio «Fotografia - C. Deasti - Via Garibaldi 35 P. I» e la scritta su tutta la lunghezza «Prima partenza di Missionari salesiani per la Repubblica dell’Equatore». - Barcellona-Sarriá, Instituto Politécnico. - Roma, ASC, originale, stampa al bromuro d’argento, cm 29 x 21, recante su ogni componente un numero di contrassegno. Sul retro, a matita, «Spediz. anno 1887 - XII», seguono i numeri e i nomi. Sul fondo a pennarello «Vedere negativo vetro 18 x 24».
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JOAQUIN PASCUAL (Kimm) - Don Bosco nella villa Marti-Codolar. - Barcellona 3 maggio 1886. - Originale, negativo al collodio, stampa al bromuro d’argento, cm 15,7 x 10,1 montata su cartoncino portaritratto giallo paglierino, cm 16,5 x 10,9. Sul retro a stampa in rosso porta un fregio e il nome «J.P. KIMM - Barcellona», in piccolo: «A.L. Paris». In basso a sinistra, a penna, reca il n. 7442 6/9. - Roma, ASC.
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RAIMUNDO FAGES BUXÓ - Don Bosco in camera a Sarrià (figura intera) - Barcellona 1886 - Originale, stampa al bromuro d’argento, cm 7,7 x 10,2, incollata su cartoncino grigio pallido, cm 8,2 x 10,5, che porta sul retro incollata etichetta in carta bianca, cm 7,5 x 4,5, con la pubblicità del fotografo e più sotto il timbro dell’UCSS col N. 66360. - Roma, ASC.
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RAIMUNDO FAGES BUXÓ - Don Bosco in camera a Sarrià (mezzo busto) - Barcellona 1886 - Originale, stampa al bromuro d’argento, cm 7 x 10, incollata su cartoncino grigio pallido della stessa misura recante sul retro incollata una etichetta incarta bianca, cm 7 x 4,5, con la pubblicità del fotografo e più sotto il timbro dell’UCSS col N. 7026, Class. II 1. - Roma, ASC.
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Don Bosco a 71 anni Riproduzione alterata, ritocco Rollini, 15x23
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Don Bosco a 71 anni Riproduzione alterata, ritocco Rollini, 19x26
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GUSTAVO LUZZATI - Don Bosco a 71 anni (di fronte) - Sampierdarena 16 marzo 1886 - Originale, stampa al bromuro d’argento, cm 9,8 x 13,7, montata su cartoncino portaritratto bianco listato in rosso, cm 10,7 x 16,4 - Sulla foto in basso a destra riporta il timbro a secco «Riproduzione vietata» e sul cartoncino, a stampa, la scritta «Genova - Via Nuova Palazzo Rosso, 18. Pianterreno». Sul retro la scritta pubblicitaria del foto¬grafo e in alto, in mezzo, a inchiostro, la firma di «Don Amadei». - Roma, ASC. - Ibi, si conservano altre tre copie originali formato cartolina e due, pure originali, formato carte de visite.
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GUSTAVO LUZZATI - Don Bosco a 71 anni (di profilo) - Sampierdarena 16 marzo 1886 - Originale, stampa al bromuro d’argento, cm 9,7 x 13,6, montata su cartoncino portaritratto, cm 10,7 x 16,4,avana filettato in marron recante sul fondo la scritta: «F. Luzzati - Genova». In basso a destra sulla foto il timbro a secco «riproduzione vietata». Sul retro si legge a stampa la pubblicità del fotografo, in alto al centro la data a matita «1876» e di traverso in copiativo la firma di «D.A. Amadei». - Roma, ASC.
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DB tra alunni e confratelli a Sarrià
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GUSTAVO LUZZATI - Don Bosco a 71 anni (di tre quarti). - Sampierdarena 16 marzo 1886. - Originale, stampa al bromuro d’argento, cm 9,8 x 13,6, montata su cartoncino porta-ritratto bianco filettato in rosso, cm 10,8 x 16,4, recante sul fondo la scritta a stampa «Genova - Via Nuova Palazzo rosso 18. Pianterreno». In fondo a destra la foto porta il timbro a secco «Riproduzione vietata». Sul retro, a stampa, la pubblicità del fotografo. Roma, ASC. - Ibi si trovano altre due copie uguali.
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ANONIMO - Don Bosco con gli exallievi sacerdoti - Torino 30 luglio 1885 - Non rimane alcuna copia fotografica.
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ANONIMO. Don Bosco a Nizza nel 1885 (posa B) - Nizza 1885. - Riproduzione da originale, cm 9x12, reca sul retro, scritto a matita, in basso, la scritta «Reproduction». - Roma, ASC.
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ANONIMO. - Don Bosco a Nizza nel 1885 (posa A) - Nizza 1885. - Riproduzione da originale, cm 45 x 60, recante in basso la scritta a stampa «Saint Jean Bosco - Photographie authentique. Nice 1885». - Nizza, Fondation Don Bosco 40.
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ANONIMO - Don Bosco a Nizza nel 1885 (posa A) - Nizza 1885 - Riproduzione da originale, cm 45 x 60, recante in basso la scritta a stampa «Saint Jean Bosco - Photographie authentique - Nice 1885» - Nizza, Fondation Don Bosco 40.
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ANONIMO - Don Bosco a Nizza nel 1885 (posa B) - Nizza 1885 - Riproduzione da originale, cm 9x12, reca sul retro, scritto a matita, in basso, la scritta «Reproduction» - Roma, ASC.